Una liberante riflessione su Giuseppe, marito di Maria
Riflessione teologica
per la convocazione dell'anno di san Giuseppe
nella chiesa cattolica durante la pandemia COVID
Non si può negare che san Giuseppe con la sua famiglia è una figura molto interessante e degna di riflessione teologica e umana, perché presenta una straordinaria attualità per l’oggi. Ricordo solo alcuni tratti di quel uomo, di cui nome ricordano le Scritture cristiane, ma di cui in realtà sappiamo molto poco. Non di meno quel poco che sappiamo è sufficiente perché lui ci interroghi oggi e profeticamente disequilibri le certezze ecclesiali:
1. Giuseppe, secondo la testimonianza cristiana, prima di tutto non è il padre biologico di Gesù, ma ha tutti i diritti legali sul figlio, come succede nell’adozione, caso simile a molte persone d’oggi, come i padri gay o le madri lesbiche che adottano i figli. Ma è simile anche nel caso di una coppia eterosessuale che per l’impotenza dell’uomo ricorre a un donatore di sperma nella fecondazione medicalmente assistita e fa nascere il figlio legale, ma non biologico del suo padre naturalmente impotente. Giuseppe ci insegna che non è la biologia o la vita sessuale e riproduttiva che decide la paternità. La paternità si decide nel donare l’amore, cioè nel donare non lo sperma, ma tutta la propria vita per l’altro. La paternità si gioca nell’essere per l’altro e non nel puro fecondare l’altro. Non è il risultato di una “produzione biologica” con la penetrazione e l’inseminazione di una donna, ma è il processo di comunicare l’amore a ogni istante della vita accolta. La paternità è la questione esclusiva d’amore; altrimenti Giuseppe non sarebbe stato padre di Gesù.
2. Giuseppe è sposato con Maria, ma secondo la tradizione cattolica, non condivide con lei una relazione sessuale. Il suo matrimonio mai non è stato “consumato”, secondo le regole che oggi - ingiustamente - esige da tutti sposi il diritto ecclesiale. “Consumare” in quel senso biologista e disumano che richiede la Chiesa per il matrimonio significa: penetrare la donna e depositare il proprio sperma da parte dell’uomo nella sua vagina. “Consumare” matrimonio per i cattolici è la questione dello sperma dentro la donna e non fuori. Questa triste riduzione significa che il compimento del matrimonio e della relazione non è, come dovrebbe essere, la comunione d’amore egualitario, l’unione d’amicizia dei pari, l’empatia piena dell’uno all’altro. Tutto questo “fa” matrimonio, non lo sperma dentro o fuori la donna. Questo compimento del matrimonio non sempre esige il sesso nei tempi imposti dalla Chiesa, secondo la sua regola canonica: finché il matrimonio non è "consumato con la penetrazione", può ancora non essere considerato matrimonio. Il compimento del matrimonio non esige la penetrazione di nessuno. Se gli sposi vogliono giocare sessualmente e donarsi a vicenda il piacere masturbandosi, senza penetrazione, come mai quel squisito atto sessuale non sarebbe una “consumazione”, ovvero il compimento dell’unica vera finalità del matrimonio: l’amore. Non è lo sperma del maschio che consuma la relazione matrimoniale, ma l’amore nella fantasia delle sue infinite forme personali, che la Chiesa non può controllare, perché è il dominio della coscienza e il corpo degli interessati. Esattamente come succede nella bibbia, dove la Chiesa non era riuscita a controllare e censurare le passioni del Cantico dei cantici.
Giuseppe non solo non “consuma” il matrimonio con Maria, ma mai condivide con lei il pacere sessuale. Questo significa che non condivide con lei pienamente la vita di affetti, sentimenti, intimità più profonde. Non la avvicina in alcun modo. In realtà dai testi scritti, non sappiamo nulla della vita sessuale di Giuseppe e della sua gestione di desideri sessuali, del piacere sessuale e dell’amore. Non sappiamo se si masturbava per trovare un momento di piacere sessuale e di distensione sessuale, privo di una vita sessuale con l'altra persona, che è la consuetudine del clero cattolico "celibe". Non sappiamo se pensava della sua sposa in termini erotici, con il naturale e buono desiderio erotico. Non sappiamo se ha vissuto quel gioco degli occhi che desiderano e già compiono nel pensiero il primo atto di profonda e buona sessualità umana: desiderare l'altro. Non sappiamo se sentiva quel "divino", cioè naturale movimento, calore, turbamento del proprio corpo che desidera unirsi all'altro. Non sappiamo se nel cuore desiderava o sognava il suo corpo, il profumo della pelle, la gioia di toccare ogni milimetro dell'altro, se voleva immergersi in quella meravigliosa e appagante danza che è la relazione sessuale, il che sarebbe semplicemente naturale. Sarebbe stato il segno di una sana umanità. Ciò che è certo che l’amore di questa famiglia è del tutto atipico, del tutto fuori del consueto e comune, per non dire che famiglia di Giuseppe e Maria è effettivamente poco o per niente “naturale” (come vorrebbe la Chiesa). Sembra che si amano molto, ma non si amano come marito e moglie. Nel caso che si desiderino in forma naturale, i due rinunciano a realizzare quel desiderio in una forma non naturale.
Ma forse c'è un'altra spiegazione? L’Amercian Psychological Association riconosce l'esistenza dell’orientamento asessuale. L’asessualità caratterizza circa l’1% della popolazione e si distingue per l’attrazione sessuale verso nessun genere, accompagnato di solito dalla mancanza d’interesse verso il sesso. Forse Giuseppe è un caso del tutto naturale di una persona asessuale, dunque potrebbe essere un santo esempio di riferimento per le persone asessuali cattoliche credenti, che cercano come gestire per il meglio la loro identità sessuale e la mancanza di desiderio di relazioni sessuali con se stesso e con gli altri.
3. Maria, la fidanzata di Giuseppe, porta nel suo grembo un figlio, che è di lei, ma non di Giuseppe. Andrebbe studiata la sua situazione in quei suoi tratti che non sembrano lontani dalla situazione di numerose madri sole o di famiglie monoparentali, di persone single che desiderano far crescere figli senza una decisiva partecipazione di un partner. Maria non è lontana da questo progetto di vita: lei è sola nell'affrontare il progetto di dare la vita. Mentre su Giuseppe dobbiamo chiederci che tipo di partner era per lei. Giuseppe, pur essendo il suo marito, ha le relazioni con Maria che non sono di un marito, ciò non può riguardare solo il sesso. La vita sessuale condivisa irradia il particolare senso di comunione, conoscenza unica e irripetibile, condivisione su tutta l’esistenza quotidiana della coppia. La relazione dei partners senza sesso è essenzialmente diversa da quella che si compie in tutte le intimità più profonde. La conoscenza in amebdue casi cambia decisamente: viene a domandarci come Giuseppe conosceva maria o se la cononosceva davvero?
Oggi la Chiesa sta convincendo i divorziati felicemente risposati civilmente, che nella nuova relazione -obbedienti alla Chiesa - possono essere felici e in piena comunione senza mai né toccare né desiderare il corpo dell’altro. Certo che è una vergognosa falsità contraddetta da una sana umanità, dalla conoscenza umana e scientifica, però è la dottrina imposta dalla Chiesa che esige l'obbedienza cieca di tutti. Per riuscire in quel progetto esasperato imposto ai divorziati risposati civilmente, la Chiesa li conforta convincendo che pregando Dio-Trinità, saranno capaci di realizzare tutto alla perfezione catechistica. Però Maria e Giuseppe, che sembrano d’intraprendere da soli e di propria volontà quel strano progetto di vita, che è una sorta di “matrimonio bianco”, non erano ancora battezzati cattolici sottomessi alle regole del diritto canonico e sopratutto non sapevano che Dio è Trinità, a cui pregare per resistere al "diabolico" desiderio del sesso con il proprio partner. Come gestivano le loro relazioni di partners?
4. Dio, senza alcun contributo di Giuseppe, ha chiesto alla giovane ebrea Maria di far nascere il suo figlio e lei ha offerto il suo servizio per donare quel figlio al mondo. Si dovrebbe studiare la relazione e le somiglianze (o dissomiglianze) che corrono tra la gravidanza di Maria e il dono delle maternità da parte delle donne (offensivamente chiamate "madri surrogate") che vogliono gestire la gravidanza e far nascere il figlio in dono per gli altri, per esempio per le coppie infertili. Ci può essere il caso di una sorella fertile che vuol far nascere il figlio per la sua sorella infertile in un atto d’amore eroico e disinteressato. Sarebbe un vero dono della sorellanza. Certo che il caso di Maria è distinto: il dono del figlio è per tutto il mondo. Quel figlio è dono anche per Giuseppe, che rappresenta l'umanità "da salvare". Si potrebbe dire che Maria offre il suo “utero in affitto” a quel straordinario compagno e partner dell’umanità che è il Dio della Bibbia ebraica? Probabilmente no, perché il suo caso in effetti è distinto dalla storia di Abramo e della sua infertile moglie Sara. Sara aveva chiesto ad Abramo, uomo di ottanta sei anni, di fecondare la loro schiava egiziana Agar, perché questa possa partorire un figlio che fosse il figlio per Sara (Genesi 16). Quel esempio biblico di un effettivo “utero in dono” o in quel caso, più precisamente, di un “utero in affitto” è distinto dal caso di giovane Maria di Nazareth, ma aiuta a capire come la necessaria riflessione moderna non è inesistente nei buoni esempi biblici. L'"utero in dono", l'oggetto della guerra ideologica cattolica, non è l'invenzione della modernità; è l'invenzione biblica. Però il caso di Maria è distinto: le storie umane non sono uniformi, come vorrebbe la Chiesa, ma riche di una diversità inarrestabile.
5. Giuseppe è in relazione con una donna che non è capace di compiere un peccato. In altre parole, non è capace di un errore umano. La Chiesa ha introdotto questa credenza con il dogma dell’immacolata concezione di Maria (cioè nel 1854 ha obbligato tutti i cattolici a credere ciò che non credevano finora). Questa sicurezza ecclesiale rappresenta una gran sfida per comprendere le dinamiche relazionali tra i due partner: Giuseppe e Maria. Come si sa, le coppie crescono esattamente nel confronto dei propri errori, debilita, imperfezioni e vulnerabilità, peccati. La psicologia ci insegna che se questi “peccati” non esistono in una coppia significa che qualcosa va male con l’autenticità del rapporto. Senza la comune crescita in mezzo alle debolezze di ciascuno, la vita comune sarebbe qualcosa d’artificiale, quasi come la recita di un copione davanti all’altro, per non rivelare il vero “io”, ma apparire perfettamente "immacolato", cioè non vero. Solo nel confronto delle imperfezioni dell’altro si rende vero e si fortifica l’amore. Ma tutte queste dinamiche psicologiche non si verificano da parte di Maria, che è senza alcun peccato, senza alcuna imperfezione. Lei non deve chiedere scusa mai a nessuno. Non è per lei l’insistenza con cui il papa Francesco ripete di chiedere scusa sempre prima di dormire. Al contrario, le imperfezioni ovvero i peccati si verificano da parte di Giuseppe, perché lui non è concepito in maniera immacolata o forse anche a lui spetterebbe “il dogma d’immacolata concezione”? Considerando la recente insistenza sulla sua figura, non è uno scherzo, si potrebbe pensare che la Chiesa tende a completare il quadro della famiglia di Nazareth tutta santa, “celeste”, ovvero "immacolata: concepita senza peccato". Sarebbe la direzione per uno sviluppo dogmatico del cattolicesimo già ora all’orlo della teologica esasperazione e disperazione. È ben noto come i più grandi teologi della Chiesa erano assolutamente contrari ad ascrivere a Maria “immacolata concezione”. San Tommaso non era l’unico nemico di questa credenza anti-cristologica. Oggi non dobbiamo ancora opporci a ugualmente aberranti progetti rispetto a Giuseppe, ma l’esagerazione con cui la Chiesa insiste sulla sua eccezionalità è pericolosa e preoccupante.
6. La sposa di Giuseppe è riconosciuta dalla Chiesa “fisicamente vergine”, cioè resta priva di fondamentali esperienze conoscitive della sessualità e del corpo umano. La Chiesa nega che si tratti di una verginità spirituale o metaforica, che sarebbe già un valore importante, ma per la Chiesa non sufficiente e perciò insiste sulla sua dimensione corporale. Come Giuseppe vive questa caratteristica e come essa influisce la vita comune? Ci può essere la relazione d’uguaglianza e di condivisione tra questi sposi, che non conoscono i propri corpi? Maria mai non ha sperimentato l’orgasmo, mai non si era masturbata, mai non si ha donato il piacere al livello del suo corpo, mai ha "toccato" il suo corpo, mai ha perso la verginità. Non può sorprendere che Maria sembri a molti d’essere una “dea extraterrestre”, poco adatta a una naturale relazione matrimoniale. È pertanto pertinente domandarsi come poteva funzionare questa relazione tra i due disuguali: lei "divinizzata" dal concepimento che possedeva la santità da sempre e "povero" lui, un semplice peccatore che ha conquistato la santità durante tutta la vita. Per forza si impone l'ipotesi che forse, per raggiungere l’uguaglianza, la Chiesa tende di riconoscere anche a Giuseppe una tale partecipazione nella “deità”. Così sarebbe più facile spiegare i rapporti tra i due, perché sarebbero uguali. In ogni caso, l’esagerazione sulla straordinarietà di Giuseppe da parte della Chiesa si muove in una direzione pericolosa. È il sintomo dei tempi esasperati, gli stessi quando dopo la forzata e ingiusta canonizzazione del papa Giovanni Paolo II, la Chiesa adesso prepara il vergognoso abuso di canonizzazione dei suoi genitori, che probabilmente in futuro si potrà estendere ai nonni e bisnonni del “divino” papa polacco. Probabilmente non sarebbe difficile seguire questa tendenza esasperata per pensare come rendere uguale Giuseppe alla sua Maria vergine e immacolata. Altrimenti Giuseppe resta molto inferiore rispetto alla “celeste” Maria, quasi sottomesso alla sua grandezza extraterrestre, ciò che influisce indubbiamente sulla loro relazione. Anzi, ci si deve chiedere se una relazione è possibile tra una persona umana, cioè peccatrice, e una sovrumana, cioè libera del peccato. Le esagerazioni teologiche della Chiesa sono frutto solo di un peccato, quello d’idolatria. Nel caso di Giovanni Paolo II con i suoi "santi" familiari, è difficile non dubitare d’esistenza di quel peccato cattolico contro Dio, ma anche l'esagerare con Giuseppe è offesa al primato di Dio. La Chiesa si è fatta “proprietaria” del Divino e lo distribuisce a chi e dove vuole. È il peccato di una religione che si identifica con Dio e identifica letteralmente gli uomini religiosi con il Divino. È il più grande dei peccati: sostituirsi a Dio.
7. In fine, Giuseppe è una persona giusta, come lo loda il Vangelo (Matteo 1,19). Purtroppo neanche su questo tema il papa non insiste domandando ai cattolici di meditare e imitare Giuseppe. Giuseppe si era meritato il riconoscimento come giusto perché non ha allontanato Maria, che era una donna non sposata e incinta, ovvero la “vergognosa e misera peccatrice”, come la Chiesa ci ha insegnato di considera per secoli quelle donne degne solo di una giusta pena. Maria dovrebbe essere religiosamente punita ed era l’obbligo religioso di Giuseppe di denunciarla e ripudiarla. Giuseppe non lo ha fatto, ciò significa che si è rivolto contro le autorità religiose, contro la propria religione e la sua legge canonica, e ha difeso ciò che era ed è considerato peccato: essere incinta fuori del matrimonio. Giuseppe è giusto, perché disobbedisce la legge della religione, che è profondamente ingiusta. Solo in conseguenza del suo rifiuto di essere sottomesso a una legge religiosa ingiusta, è considerato da Dio l’uomo eticamente valido. Ha avuto coraggio di disobbedire la religione per difendere l’umanità di una persona umana: una donna. In questo senso è un prezioso esempio di obiezione e di disobbedienza di coscienza. È un modello di disobbedienza morale e civile, quando sia uno Stato sia una Chiesa o una religione diventano ingiusti. Giuseppe mostra che questa disobbedienza è l’obbligo di giustizia, che non si può negoziare, cedere agli altri o posticipare. È un esempio di ogni giusto dissidente della religione, di ogni giusto “eretico”, che denuncia e non obbedisce ciò che ingiusto nella sua religione. Chi vuol essere indifferente o silenzioso o conciliante davanti all’ingiustizia, è già il suo collaboratore. Oggi milioni di cattolici e cattoliche collaborano vergognosamente con le leggi ingiuste della Chiesa cattolica con il loro silenzio, indifferenza e mancanza di aiuto a chi è vittima di quella ingiustizia. Prefesicono guardare dall'altra parte; preferiscono cercare la colpa nella vittima per trovare la giustificazione del vigente sistema opressore e non avere problemi con la loro Chiesa, che opprime; preferiscono cercare le altre "tattiche reformiste" invece di porsi chiaramente da parte della vittima del sistema. Preferisocno essere corretti e silenziosi, fedeli e fiduciosi nelle autorità religiose, non propriamente eroici ne evangelici. Giuseppe non è così. Giuseppe aiuta la donna incinta. Aiuta la vittima dell’oppressione religiosa. Non guarda dall’altra parte, non inizia a criticarla e trovare colpa in lei e non nel sistema che la giudica e in se non è giustificabile. Il giusto si pone dalla parte della vittima. Lui è un giusto: è tutto ciò che oggi manca tra i cattolici e le cattoliche, insensibili e allegri come se fossero "drogati" dal sistema dell’oppressione che non cambia, ma sì che si dipinge nuovamente all'esteriore, finge benevolenza. È possibile che neanche Giuseppe, uomo giusto, ci possa insegnare qualcosa e cambiare la nostra mente? O rimaniamo d’accordo con l'imposizione "officialmente cattolica" di Giuseppe “capo della famiglia celeste” e "con il capo non si discute". Ma lui non era capo patriarcale e maschilista, lui era l'uomo di giustizia uguaglitaria, che a noi manca.
8. Gli spunti per la riflessione su Giuseppe e la sua famiglia assolutamente atipica sono diversi e molto attuali. Feriscono direttamente le certezze vacillanti della religione, insensibile e indurita di cuore nel capire la realtà umana. Questa famiglia ci insegnano sopratutto il bene che rappresentano tutte le famiglie atipiche, fuori del comune, al di là degli stereotipi convenzionali e religiosi, perché tale era la famiglia di Giuseppe e di Maria: totalmente fuori del comune, ma non fuori del normale. Ciò che non è comune non deve essere ipso facto anormale. Era normale nella sua differenza irripetibile. I partners di questa famiglia, li univa solo l’amore, nient’altro, ne genere, ne sesso, ne contratto, ne tradizione. Forse era l'unica famiglia del genere nella storia, ma in ogni caso ha dimostrato che solo l’amore crea la famiglia (non la biologia, la fertilità, la procreazione, la penetrazione etc.). Giuseppe e Maria sono, in un certo senso, una relazione d'amore contraria a tutti e a tutto: per loro non c’era posto tra la gente comune, quando Maria doveva partorire e i poteri religiosi (Tempio) e civili (Erode, lo Stato, i Romani) odiavano il loro figlio e lo perseguitavano fino a ucciderlo. Tutto è contrario a questa loro famiglia, come oggi la Chiesa e gli Stati che complottano con la religione lottano e perseguitano tutte le famiglie che non si lasciano incatenare nello schema comune e “naturale” imposto dalla Chiesa, famiglie monoparentali, famiglie LGBTIQ, famiglie dei partners anziane, famiglie dei partners con un handicap fisica che impedisce “consumazione” canonica, etc. Tutte le famiglie offese da quel aggettivo "non normale" che sa solo uccidere.
Purtroppo il papa insiste che Giuseppe fu il “capo di questa famiglia”. Questo immediatamente fa capire che si tratti di una famiglia patriarcale, ciò storicamente e a rigore dogmatico neanche è del tutto vero, viste tutte le anomalie del rapporto di Giuseppe con Maria e con il figlio pienamente suo, ma biologicamente non suo. Il papa riprende inoltre un antico linguaggio per parlare della famiglia di Giuseppe, nominata “celeste”. Certamente non si intende per “celeste” il risultato d’infusione di uno sperma extraterrestre per il concepimento del figlio. Non si vuole affermare neanche che la famiglia ha passato la sua vita “nel cielo” o che fu interamente “trasportata nel cielo” (i Vangeli affermano qualcosa di simile rispetto a Gesù, la Chiesa lo estende nell’anno 1955 a Maria con il dogma di Pio XII, ma forse prepara anche per Giuseppe simile estensione d’assunzione in cielo). Non! La famiglia di Giuseppe è una famiglia con i pedi ben poggiati sulla terra, cominciando dal fatto che Maria è incinta fuori del matrimonio, per cui finora si è oggetto della condanna da parte della Chiesa come peccatori, solo che Maria ne è esclusa. Lei ha trovato Giuseppe che l'ha protetta dalle condanne vigenti di quella religione, che l’avrebbero annullata come persona (ella era una donna, non potrebbe difendersi da sola davanti la religione misogina). A rigore, probabilmente a nessuno dei componenti di famiglia di Nazareth piacerebbe l’esasperata e non sana spiritualizzazione circa la loro “celestialità”, ma questo purtroppo ci impone oggi la Chiesa, come un antidoto contro la pandemia.