Lettera alla Pontificia Università Gregoriana, Roma
Al Rettore Magnifico
della Pontificia Università Gregoriana
Piazza della Pilotta, 4
00187 Roma
[copia al Decano della Facoltà di Teologia]
Reverendissimo Padre Rettore,
so che questi giorni Ella è impegnato nella riunione del Sinodo sulla famiglia, convocato dal nostro Santo Padre Francesco, nella coscienza della necessaria svolta nell’insegnamento della Chiesa riguardo tutte le famiglie.
Le scrivo in quanto docente della Facoltà di Teologia della Sua antica, prestigiosa Università pontificia, per comunicarLe la mia decisione di rendere pubblico il fatto che sono persona omosessuale, orgogliosa e felice della mia identità e della libertà di poter comunicarlo, senza traumi psicologici, senza sensi di colpa, senza sensi di paura, di complesso e di malattia, di un disumano e ingiustificato stress interiorizzato per anni dell’omofobia ecclesiale. Sono le esperienze infuse e mantenute dalla Comunità cattolica verso le sane persone appartenenti a minoranze sessuali.
Purtroppo so cosa vado a incontrare dopo questa mia ammissione della naturale verità. Posso immaginare le conseguenze nell’ambito del mio servizio sacerdotale e universitario, che fino a oggi svolgevo con la massima dedizione, impegno e amore per Cristo e i suoi fratelli.
Oggi vorrei soprattutto ringraziare tutte le mie Studentesse e gli Studenti, assicurando che sarebbe il mio vivo desiderio poter spiegare a loro di persona il valore della mia decisione, che non è contro la Chiesa, la quale amo, ma al suo favore, a favore della verità. Penso infatti, che amare veramente si può solamente a partire dalla propria identità vissuta nell’armonia dell’accettazione e dello sviluppo della propria persona, e non nella menzogna e nella farisaica doppiezza imposta attualmente dalla Chiesa riguardo alle questioni dell’orientamento sessuale. Grazie agli Studenti della Gregoriana per lo spirito aperto, per la volontà di discutere e per il coraggio di porre domande nuove, per la passione della scienza teologica, che sperimentavo tra di loro. Spero che con il tempo potranno comprendere la mia decisione alla luce delle esigenze della verità evangelica consegnataci da Cristo.
La mia decisione cresceva nel tempo, non senza dolore e sofferenza, anche tra le mura della Gregoriana. Cresceva già alla scuola del grande Cardinale Karl Josef Becker, S.I., mio Doktorvater e poi direttore spirituale e confidente. Ma cresceva pure attraverso i segni di decadenza, di odiosi commenti omofobici, che l’attuale Decano della Facoltà di Teologia regalava nei cattolici mezzi di comunicazione, i mezzi estremisti nella mia Polonia. Nella Gregoriana credevo che siamo chiamati alla equilibrata ricerca teologica, rispettosa del mistero dell’uomo, e non ad infangare la dignità delle persone con l’odio omofobico. La teologia necessita urgentemente moderazione del proprio linguaggio dell’odio, se vuole essere rispettata dalle altre scienze nel mondo accademico. La teologia necessita di iniziare ad occuparsi di Dio di misericordia, necessita di comprensione per smettere ad offendere l’umanità.
La ringrazio per la Sua attenzione e comprensione, fiducioso nella sapienza, aperta al dialogo con ogni persona, che sempre ha contraddistinto i discepoli di sant’Ignazio e nell’arco nella storia ha dato luminosi esempi di coraggiosi sapienti, come nei nostri tempi il compianto Cardinale Carlo Maria Martini e il nostro Santo Padre Francesco. Sono fiducioso nella Compagnia di Gesù che, libera da fariseismi in varie parti del mondo, molte volte ha saputo porsi da parte delle persone omosessuali, escluse, marginalizzate e violentemente stigmatizzate dalla nostra Chiesa. Chiedo una Sua preghiera per me, perché io abbia la forza di testimoniare la verità e di difendere la dignità della persona creata ad immagine dell’amore di Dio, di onorare e di difendere la persona umana con i suoi diversi orientamenti sessuali. Mi auguro e per questo prego, affinché la Compagnia di Gesù sappia aiutare il Papa Francesco a guarire le mentalità cattolica chiusa nella violenza e nell’odio omofobico, che – come ogni paura paranoica – rende impossibile pensare e ragionare.
Suo in Cristo
Mons. Krzysztof Charamsa
Roma, 3 ottobre 2015.